sabato 3 agosto 2013

Manon Lescaut terra terra [2]

L'opera terra terra! 
seconda puntata


MANON LESCAUT
(Puccini)


Personaggi:

Manon Lescaut, ex-diciottenne sempre dalle idee poco chiare
Renato DesGrieux, ex-studente belloccio, squattrinato e dedito al gioco d'azzardo
Lescaut, fratello maggiore di Manon, noto solo con il cognome; nullafacente, mantenuto, dedito al gioco d’azzardo, a manipolare la sorellina e salvarsi le chiappe
Geronte di Ravoir, settantenne col grano


ATTO II

Beh, alla fine ci secca terribilmente ammettere che quell’antipatico di Lescaut ci aveva visto giusto: non sappiamo cosa sia successo tra un atto e l’altro, quanto tempo sia passato...ma Manon vive stabilmente nella ricca dimora del vecchio Geronte. 
Non fatevi ingannare dalla musica frivola e dagli argomenti da salone di bellezza che trillano per l’aere: qui tutto, a partire dalla didascalia scenica che precede la musica, trasuda pesantezza e oppressione. 
Ditemi se non è vero: Salotto elegantissimo in casa di Geronte. Nel fondo due porte. A destra, ricchissime e pesanti cortine nascondono l'alcova. A sinistra, presso alla finestra, una ricca pettiniera. Sofà, poltrone, un tavolo. Manon è seduta avanti alla pettiniera: è coperta da un ampio accappatoio bianco che le avvolge tutta la persona. Il Parrucchiere si affanna intorno. Due Garzoni nel fondo stanno pronti ai cenni del Parrucchiere. 
Sembra di stare un sepolcro.
Per un bel pezzo la conversazione tra Manon e il fratello (che ci fa lì? Approfittatore e mantenuto!) gira intorno all’aria fritta, ammorbandoci con una quantità di inutili ciance sui nomi che si possono dare a nei finti (lo sfrontato, il birichino, il galante, l’assassino, il voluttuoso) e maquillagerie di varia natura (cerussa, calamistro, volandola), finché lui, cinico, butta là un riferimento a quanto è stato bravo a portarla via da quella casetta angusta in cui sì, aveva tutti i baci che voleva, ma non il becco di un quattrino.
[E’ dunque naturale che tu abbia abbandonato per un palazzo aurato quell'umile dimora...(Lescaut)]
In realtà lo dice proprio per stuzzicarla (ma perchè poi? S’annoia il signorino? Vogliamo ravvivare un po’ l’ambiente allargando la voragine nel cuore di Manon?), finché lei non ammette che le piacerebbe avere notizie di DesGrieux.
Salta fuori che l’ex-studente è diventato un caro amico di Lescaut, così come Geronte (hai capito il doppiogiochista?), tanto che per non sentir più le sue lagne su “Ov'è Manon?...Ove fuggì?... Con chi? A Nord? Ad Est? A Sud?” gli dà un consiglio, proprio un gran bel consiglio da amico. 
Cosa potrà suggerirgli? 
Di tornare e lottare per Manon, che tanto è cotta persa di lui? Di trovarsi un lavoro e farsi un nome, per conquistare l’amata? Di uccidere un drago e portarle il suo cuore? NO! Di giocare d’azzardo e sperare di accumulare una fortuna, perché Manon non sarebbe mai fuggita con lui se non per un bel mucchio di soldi.
Ora, su Manon gliene hanno sempre dette di ogni: che è una prostituta, che è avida, che pensa solo ai soldi...Ma ci fosse una volta che queste parole fossero venute da lei! 
No!! Manon ce l’hanno sempre e solo raccontata, che le piace di qua, le piace di là...Ma almeno finora cosa lei realmente pensi, nessuno, nemmeno Renato gliel’ha mai fatto dire!
Però c'è anche da dire che qui invece di indignarsi per l’infamia a cui Renato si sta sottoponendo per lei, è tutta felice perché il suo amore non l’ha dimenticata e lotta per lei. Vabbè.
[Per me tu lotti, per me, vile, che ti lasciai...che tanto duol ti costai! (Manon)]
Poi si ripiomba nell’apatia, e subito ripensiamo già con nostalgia al momentaneo slancio di passione giovanile che l’aveva travolta al pensiero del suo bel Renato: Manon è una reclusa, e la sua prigione dorata non è solo il palazzo, ma anche lei stessa, la sua bellezza e la vita patinata che si è - e le hanno - costruita addosso: un’alcova dorata in cui per lei c’è solo un silenzio gelido, mortal, un freddo che m'agghiaccia.
Arrivano musici a cantarle serenate da parte di Geronte, danzatori ad allietare le sue lunghe e tediose giornate, ma è evidente che la Manon che vediamo non è che un guscio vuoto.
Paradossalmente, il risolutore (nonché inconsapevole artefice della futura tragedia) è il solito Lescaut, che si reca segretamente da DesGrieux per farlo incontrare con la sorella. 
Un inaspettato impeto d’altruismo? Un repentino pentimento per le nefandezze passate? 
Macché: quello ha capito che tira una brutta aria, e vuole pararsi le chiappe.
[Una donnina che s'annoia è cosa da far paura!...Andiam da Des Grieux! È da maestro preparar gli eventi!...(Lescaut)]
Dopo un interminabile quarto d’ora in cui Geronte e Manon ballano minuetti (e che mi sono sempre chiesta se fosse necessario, ma ora credo di comprendere che sì, è necessario per darci la misura di quanto Manon sia soffocata da quella vita perfetta), la donzella si attarda mentre gli altri escono per la cena. E chi entra in quella? Ta-dàn!
Tu, tu, amore? Tu? Sei tu, ah, mio immenso amore? Dio!...
DesGrieux ci prova a tenerle il broncio, ma dura giusto cinque secondi: a quel bel faccino non si può proprio resistere. Manon esplode d’amore, gli grida le cose più belle che abbia mai detto in vita sua, si strappa i capelli, ritorna un essere umano. 
Che bellezza.
Ma a DesGrieux è sfuggito un dettaglio. 
Un piccolissimo dettaglio, che se avesse colto l’avrebbe cortesemente salutata e mollata al suo destino. 
Lei gli dice sì che Manon te solo brama, Alle mie brame torna, La bocca mia è un altare dove il bacio è Dio...Sì, ma in realtà la primissima cosa che le era scappato di dirgli è stata... Vedi? Son ricca!
Te l’hanno rovinata, Renato: magari era già un po’ avidella a diciott’anni, ma ora è proprio irrecuperabile...e se te ne fossi accorto in tempo magari a quest’ora saresti a sfondarti di escargot al tavolino di un bistrò. E invece no.
Insomma, se la cantano e se la ridono, e alle loro spalle arriva Geronte, che nonostante becchi i due piccioncini darci dentro sul sofà buono del salotto fa sfoggio di ironia e di un certo savoir faire, al contrario di DesGrieux che fa pure il sostenuto: o Renatino, ti sei accorto di chi è la casa? E teoricamente pure la donna, ma ricordiamo che l’acume non è la sua migliore qualità. 
Ci si mette pure Manon a rincarare la dose offendendo il tizio che l’ha sfamata e agghindata per tutto questo tempo, sbattendogli in faccia la cruda realtà: "Noi siamo belli e ggiovani, tu guardati allo specchio!"
Geronte incassa, saluta e se ne va. Noblesse oblige!
[O gentil cavaliere...O vaga signorina...Arrivederci, a presto! (Geronte)]
A questo punto perfino quel cervello di mattone di DesGrieux capisce che è il caso di levare le tende senza troppi complimenti, ma non ha fatto i conti con quel piccolo, piccolissimo dettaglio di cui sopra.
"Bon amore, facciamo che si va, eh?"
"Ehhh ma...Fammi tirar su due cosette che poi non ho niente da mettermi..."
Avete capito bene. Dopo tutto questo bailemme, alla damigella dispiace andar via da quella bella casa, e finalmente Renato s’inviperisce rinfacciandole più o meno tutto, anche quello di cui lei non aveva teoricamente colpa: "Sei sempre la stessa!" e giù a dirle che sì, quando ama e c’è la passione Manon è una bomba, ma poi si perde via con i gioielli e le ricchezze...Giovinotto, non lo sapevi anche prima che Manon era fatta così? E allora piantala di incolparla per averti indotto al gioco che lei non c’entra proprio nulla! E da che si diceva che era ora di togliersi dai piedi, saranno passati un buon dieci minuti tra insulti e pianti, dunque et voilà!, nuovo colpo di scena: arriva Lescaut trafelato con la lingua a terra dalla gran corsa, che dopo aver ripreso fiato rantola qualcosa sul fatto che Geronte li ha denunciati alla polizia.
Ormai l’avevamo capito che tra i due era il vecchio quello furbo, altro che quel baccalà di Renato.
Ma Manon niente, anche adesso che inizia a sentir puzza di bruciato si ostina a radunare le sue cose (di Geronte),  svuotare i cassetti (di Geronte), raccattare tutto l’oro che trova (di Geronte), intascare gli smeraldi (di Geronte), arrivando a un punto di mostruosità tale da renderla sinistramente simile al viscido Gollum, perfino nelle parole: “Il mio tessssoro, il mio tessssoro!”
Renato e Lescaut rasentano ormai la disperazione, e quando Manon si rende conto della gravità della situazione è troppo tardi: gli arcieri hanno circondato la villa, i gendarmi li accerchiano. A Manon cade l’involto pieno di gioielli rubati, così viene immediatamente fermata e arrestata: solo l’implorazione di Lescaut, forse la prima cosa sincera che dice dall’inizio dell’opera, permette a DesGrieux di fuggire: Se vi arrestan, cavalier, chi potrà Manon salvar?

(...continua...)

[Copyright Suite Lirica ©, è vietata la riproduzione senza fonte]

Manon Lescaut terra terra

Allora, quante volte vi è capitato di voler conoscere la trama di un'opera e, vergognandovi come ladri, aprire zitti zitti Wikipedia per cadere addormentati due secondi dopo o ammettere di non averci capito nulla? Per forza! Un'opera non si può sintetizzare in poche parole, a meno che quelle parole non siano L'opera è quando qualcuno viene accoltellato alla schiena e invece di sanguinare, canta. (cit. Ed Gardner)
Ma se vogliamo rendere il succo, la tensione, la meraviglia di un'opera un riassuntino non basta: l'opera va suonata, cantata, ascoltata per essere davvero amata. 
E per chi non ha tempo? Per chi non ha tempo inauguro oggi la rubrica "L'opera terra terra", sintesi semiserie delle opere che sto studiando, che mi piacciono, che voglio far conoscere a chi non le ha mai sentite. 
Si astengano i puristi dal leggere: qui non troverete citazioni colte, né guide all'ascolto, né rispettoso decoro; a me l'opera fa ridere, piangere, sospirare e incazzare: ed è ciò che spero trovi sempre nell'ascolto dell'opera qualcuno che vi si accosta per la prima volta. 
Buona lettura!



L'opera terra terra! 
prima puntata

MANON LESCAUT
(Puccini)


Personaggi:


Manon Lescaut, diciottenne dalle idee poco chiare
Renato DesGrieux, studente belloccio ma squattrinato
Lescaut, fratello maggiore di Manon, noto solo con il cognome; nullafacente, mantenuto, dedito al gioco d’azzardo e a manipolare la sorellina
Geronte di Ravoir, settantenne col grano
Edmondo, studente amico di Renato



ATTO I


Nel quale vengono presentati Renato, schivo e malinconico studente di Amiens alle prese con un ideale di donna a quanto pare inesistente, ed Edmondo, amico scanzonato e gaudente per il quale la vita sembra un felice girotondo di stornelli e sguardi maliziosi alle fanciulle presenti. 
[Preparo un madrigale furbesco, ardito e gaio; e sia la musa mia tutta galanteria! (Edmondo)] Uno squillo di tromba annuncia l’arrivo del cocchio proveniente da Arras, evidentemente unico svago giornaliero degli studenti amiensi, poiché tutti si affannano a sbirciare chi sia arrivato. L’aria si surriscalda alla vista di una donnina bella, e Renato si ringalluzzisce tutto ad un tratto, andando subito a provolare prima che qualcun altro gli rubi il posto.

E così ci prova, piuttosto goffamente, e sciorinando la più trita delle scuse: “Ehm..er...io...ecco..Non ci siamo già visti da qualche parte?”.
[Perdonate al dir mio, ma da un fascino arcano a voi spinto son io. Persino il vostro volto parmi aver visto, e strani moti ha il mio core. (Renato)]
Manon non fa una grinza, e cortesemente si presenta e gli dice che sta andando a farsi suora per volere del padre. 
Padre che immediatamente si conquista le antipatie del pubblico: dei due figli una t’è uscita bene, caruccia, ammodo, e la sbatti in convento. L’altro, cafone, arrivista, beone e dedito al gioco d’azzardo, non solo lo lasci a piede libero ma gli affidi pure la figlia a malapena maggiorenne. 
E poi si dice che uno le disgrazie non se le va a cercare!
Insomma, dopo questa presentazione strappacuore Renato riesce a ottenere un appuntamento clandestino con la bella per la sera stessa e resta lì imbambolato a guardarla, ripetendosi il suo nome (“O Manon Manon, perché sei tu Manon?”).
[«Manon Lescaut mi chiamo!» Come queste parole profumate mi vagan nello spirto e ascose fibre vanno a carezzare. O sussurro gentil, deh! Non cessare!...(Renato)]

Il gruppetto di amici riprende a cantare inni all’ammore e prende in giro DesGrieux (“Renato è innamorato, pappappero!”), ma molto più interessante è seguire il dialogo che si svolge contemporaneamente, in disparte, tra Lescaut e un vecchio bavoso che ha viaggiato nello stesso cocchio dei due fratelli, evidentemente senza staccare mai gli occhi dalla scollatura dell’aspirante novizia.

Lescaut chiacchiera amabilmente con il vecchio, tal Geronte di Ravoir, e gli luccicano gli occhi quando questi si lascia casualmente sfuggire il suo prestigioso e danaroso incarico (tesoriere del re, nientemeno). E magicamente, mentre poc'anzi Lescaut non faceva che lagnarsi del fatto di dover scarrozzare la sorellina in giro per la Francia, ecco che gli parte l’embolo del fratello premuroso e preoccupato: Pensate, a diciott’anni! Quanti sogni e speranze!...

E giù salamelecchi da entrambe le parti, finché Lescaut non si attacca al banco delle carte come un cane all’osso e Geronte se ne va ad organizzare una fuga d’amore con la bella Manon; purtroppo per lui, il pettegolissimo Edmondo lo sente parlare con l’oste e capisce al volo. Tempo tre secondi, ed è già da Renato che è ancora lì che si bea: e qui capiamo che Manon ha puntato l’amico sbagliato. Alle parole concitate dell’amico non sa far altro che piagnucolare un “Ma dovevamo vederci stasera!”, al che Edmondo, che evidentemente non ha proprio nulla da fare, si offre di organizzare la contromossa. 
Nel frattempo Manon torna, come promesso, da Renato: ma non si illuda il signorino, lei è venuta solo per dirgli che è meglio chiuderla lì e di accettare il due di picche senza insistere troppo. 
In effetti è arrivata ad Amiens sì e no da dieci minuti e l’hanno già tampinata in due, come darle torto? 
Lui gioca la carta del “Ma come? Sì giovine e già tanto bigotta?”; lei si lascia andare a bei ricordi d’infanzia, quando ancora poteva divertirsi con le amiche. Lui, invece di capire che l’argomento è serio [Una fanciulla povera son io, non ho sul volto luce di beltà, regna tristezza sul destino mio. (Manon)] e bisognerebbe come minimo chiederle con un po' di delicatezza perchè prima era felice e poteva ridere e giocare mentre ora le tocca farsi suora, ma no: l’edonista che c’è in lui galoppa piantandole in faccia un paio di “V’amo! V’amo!” che neanche in Beautiful, lei ci riprova a dirgli che è triste, ma no, lui gorgheggia che l’amore vince su tutto, e che la sua bellezza le avrebbe spalancato un fulgido avvenire. 
Che storia originale! 
Della sua tristezza non gli potrebbe importare di meno, ma dato che è gnocca va salvata. 
Ma l’ipocrisia di DesGrieux non ha limite: dato che ha capito che con le sviolinate non avrebbe battuto chiodo, butta là la storia del rapimento, chiamando Geronte “libertino audace”, un “vecchio” che ordisce a suo danno...E allora che si fa? “Rapita per rapita, fatti rapire da me!”
Manon ha un bel dir di no, ma dato che fin qui Renato ha dimostrato la capacità di ascolto di un comodino, le tocca cedere: i due scappano con la carrozza ordinata da Geronte. Il quale quando si accorge della fregatura dà di matto: ma Lescaut, sornione, placa i senili ardori: “Inutile star qui a menare il torrone, ormai non li prendiamo più”, e per nulla turbato dal fatto che un vecchio sconosciuto stia smaniando per la sorellina (Manon con sue grazie leggiadre ha suscitato in voi un affetto di padre!, eh già!) svela di conoscerla molto bene, asserendo che non appena DesGrieux avesse finito i soldi ("Che rendita vuoi che abbia uno studente?") sarebbe tornata a casa con la coda tra le gambe, ben lieta di vendersi in cambio di un bel palazzo (nel quale avrebbe preso posto anche il bravo fratello, guarda un po’). 
Un po’ viene da chiederselo...ma che ha combinato Manon perché quel becero di fratello vada in giro a parlarne così?
Chiudono l'atto i soliti studenti, che maliziosamente fanno capire che per tutto questo tempo non avevano fatto altro che spettegolare alla grande su quanto accadeva alla locanda: A volpe invecchiata l'uva fresca e vellutata sempre acerba rimarrà!


[Copyright Suite Lirica ©, è vietata la riproduzione senza fonte]