sabato 3 agosto 2013

Manon Lescaut terra terra

Allora, quante volte vi è capitato di voler conoscere la trama di un'opera e, vergognandovi come ladri, aprire zitti zitti Wikipedia per cadere addormentati due secondi dopo o ammettere di non averci capito nulla? Per forza! Un'opera non si può sintetizzare in poche parole, a meno che quelle parole non siano L'opera è quando qualcuno viene accoltellato alla schiena e invece di sanguinare, canta. (cit. Ed Gardner)
Ma se vogliamo rendere il succo, la tensione, la meraviglia di un'opera un riassuntino non basta: l'opera va suonata, cantata, ascoltata per essere davvero amata. 
E per chi non ha tempo? Per chi non ha tempo inauguro oggi la rubrica "L'opera terra terra", sintesi semiserie delle opere che sto studiando, che mi piacciono, che voglio far conoscere a chi non le ha mai sentite. 
Si astengano i puristi dal leggere: qui non troverete citazioni colte, né guide all'ascolto, né rispettoso decoro; a me l'opera fa ridere, piangere, sospirare e incazzare: ed è ciò che spero trovi sempre nell'ascolto dell'opera qualcuno che vi si accosta per la prima volta. 
Buona lettura!



L'opera terra terra! 
prima puntata

MANON LESCAUT
(Puccini)


Personaggi:


Manon Lescaut, diciottenne dalle idee poco chiare
Renato DesGrieux, studente belloccio ma squattrinato
Lescaut, fratello maggiore di Manon, noto solo con il cognome; nullafacente, mantenuto, dedito al gioco d’azzardo e a manipolare la sorellina
Geronte di Ravoir, settantenne col grano
Edmondo, studente amico di Renato



ATTO I


Nel quale vengono presentati Renato, schivo e malinconico studente di Amiens alle prese con un ideale di donna a quanto pare inesistente, ed Edmondo, amico scanzonato e gaudente per il quale la vita sembra un felice girotondo di stornelli e sguardi maliziosi alle fanciulle presenti. 
[Preparo un madrigale furbesco, ardito e gaio; e sia la musa mia tutta galanteria! (Edmondo)] Uno squillo di tromba annuncia l’arrivo del cocchio proveniente da Arras, evidentemente unico svago giornaliero degli studenti amiensi, poiché tutti si affannano a sbirciare chi sia arrivato. L’aria si surriscalda alla vista di una donnina bella, e Renato si ringalluzzisce tutto ad un tratto, andando subito a provolare prima che qualcun altro gli rubi il posto.

E così ci prova, piuttosto goffamente, e sciorinando la più trita delle scuse: “Ehm..er...io...ecco..Non ci siamo già visti da qualche parte?”.
[Perdonate al dir mio, ma da un fascino arcano a voi spinto son io. Persino il vostro volto parmi aver visto, e strani moti ha il mio core. (Renato)]
Manon non fa una grinza, e cortesemente si presenta e gli dice che sta andando a farsi suora per volere del padre. 
Padre che immediatamente si conquista le antipatie del pubblico: dei due figli una t’è uscita bene, caruccia, ammodo, e la sbatti in convento. L’altro, cafone, arrivista, beone e dedito al gioco d’azzardo, non solo lo lasci a piede libero ma gli affidi pure la figlia a malapena maggiorenne. 
E poi si dice che uno le disgrazie non se le va a cercare!
Insomma, dopo questa presentazione strappacuore Renato riesce a ottenere un appuntamento clandestino con la bella per la sera stessa e resta lì imbambolato a guardarla, ripetendosi il suo nome (“O Manon Manon, perché sei tu Manon?”).
[«Manon Lescaut mi chiamo!» Come queste parole profumate mi vagan nello spirto e ascose fibre vanno a carezzare. O sussurro gentil, deh! Non cessare!...(Renato)]

Il gruppetto di amici riprende a cantare inni all’ammore e prende in giro DesGrieux (“Renato è innamorato, pappappero!”), ma molto più interessante è seguire il dialogo che si svolge contemporaneamente, in disparte, tra Lescaut e un vecchio bavoso che ha viaggiato nello stesso cocchio dei due fratelli, evidentemente senza staccare mai gli occhi dalla scollatura dell’aspirante novizia.

Lescaut chiacchiera amabilmente con il vecchio, tal Geronte di Ravoir, e gli luccicano gli occhi quando questi si lascia casualmente sfuggire il suo prestigioso e danaroso incarico (tesoriere del re, nientemeno). E magicamente, mentre poc'anzi Lescaut non faceva che lagnarsi del fatto di dover scarrozzare la sorellina in giro per la Francia, ecco che gli parte l’embolo del fratello premuroso e preoccupato: Pensate, a diciott’anni! Quanti sogni e speranze!...

E giù salamelecchi da entrambe le parti, finché Lescaut non si attacca al banco delle carte come un cane all’osso e Geronte se ne va ad organizzare una fuga d’amore con la bella Manon; purtroppo per lui, il pettegolissimo Edmondo lo sente parlare con l’oste e capisce al volo. Tempo tre secondi, ed è già da Renato che è ancora lì che si bea: e qui capiamo che Manon ha puntato l’amico sbagliato. Alle parole concitate dell’amico non sa far altro che piagnucolare un “Ma dovevamo vederci stasera!”, al che Edmondo, che evidentemente non ha proprio nulla da fare, si offre di organizzare la contromossa. 
Nel frattempo Manon torna, come promesso, da Renato: ma non si illuda il signorino, lei è venuta solo per dirgli che è meglio chiuderla lì e di accettare il due di picche senza insistere troppo. 
In effetti è arrivata ad Amiens sì e no da dieci minuti e l’hanno già tampinata in due, come darle torto? 
Lui gioca la carta del “Ma come? Sì giovine e già tanto bigotta?”; lei si lascia andare a bei ricordi d’infanzia, quando ancora poteva divertirsi con le amiche. Lui, invece di capire che l’argomento è serio [Una fanciulla povera son io, non ho sul volto luce di beltà, regna tristezza sul destino mio. (Manon)] e bisognerebbe come minimo chiederle con un po' di delicatezza perchè prima era felice e poteva ridere e giocare mentre ora le tocca farsi suora, ma no: l’edonista che c’è in lui galoppa piantandole in faccia un paio di “V’amo! V’amo!” che neanche in Beautiful, lei ci riprova a dirgli che è triste, ma no, lui gorgheggia che l’amore vince su tutto, e che la sua bellezza le avrebbe spalancato un fulgido avvenire. 
Che storia originale! 
Della sua tristezza non gli potrebbe importare di meno, ma dato che è gnocca va salvata. 
Ma l’ipocrisia di DesGrieux non ha limite: dato che ha capito che con le sviolinate non avrebbe battuto chiodo, butta là la storia del rapimento, chiamando Geronte “libertino audace”, un “vecchio” che ordisce a suo danno...E allora che si fa? “Rapita per rapita, fatti rapire da me!”
Manon ha un bel dir di no, ma dato che fin qui Renato ha dimostrato la capacità di ascolto di un comodino, le tocca cedere: i due scappano con la carrozza ordinata da Geronte. Il quale quando si accorge della fregatura dà di matto: ma Lescaut, sornione, placa i senili ardori: “Inutile star qui a menare il torrone, ormai non li prendiamo più”, e per nulla turbato dal fatto che un vecchio sconosciuto stia smaniando per la sorellina (Manon con sue grazie leggiadre ha suscitato in voi un affetto di padre!, eh già!) svela di conoscerla molto bene, asserendo che non appena DesGrieux avesse finito i soldi ("Che rendita vuoi che abbia uno studente?") sarebbe tornata a casa con la coda tra le gambe, ben lieta di vendersi in cambio di un bel palazzo (nel quale avrebbe preso posto anche il bravo fratello, guarda un po’). 
Un po’ viene da chiederselo...ma che ha combinato Manon perché quel becero di fratello vada in giro a parlarne così?
Chiudono l'atto i soliti studenti, che maliziosamente fanno capire che per tutto questo tempo non avevano fatto altro che spettegolare alla grande su quanto accadeva alla locanda: A volpe invecchiata l'uva fresca e vellutata sempre acerba rimarrà!


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