E' ora di svegliare questo blog dal letargo: a breve proporrò una novità per gli amanti (e curiosi) del mondo musicale, ma per ora mi accontenterò di un piccolo post per tornare attiva.
Dopo i tre "cattivi" operistici, propongo oggi i tre più bei duetti d'amore (sempre secondo me, e sempre i più belli...per oggi: magari domani cambierò già idea!!). Sarei curiosa di conoscere altri pareri: se ci sono appassionati di opera in ascolto, pubblicate la vostra personale classifica!
3.
Al terzo posto un duetto appassionato, tenebroso e palpitante fatto di musica che graffia e morde, ma allo stesso tempo avvolge e seduce: parliamo della seconda scena del II atto di Un ballo in maschera (G. Verdi), dove Riccardo, governatore di Boston, raggiunge Amelia, da lui profondamente amata ma sposa del suo fedele segretario Renato. La lacerazione interiore di Amelia tra amore dissennato e senso del dovere è palpabile fin dalle prime note del concitato dialogo, mentre l'ardore di Riccardo incalza e fa breccia nel cuore della donna: qui sboccia il germe della tragedia.
Riccardo
Teco io sto.
Amelia
Gran Dio!
Riccardo
Ti calma:
Di che temi?
Amelia
Ah mi lasciate...
Son la vittima che
geme...
Il mio nome almen
salvate...
O lo strazio ed il
rossore
La mia vita
abbatterà.
Riccardo
Io lasciarti? no,
giammai:
Nol poss'io; chè
m'arde in petto
Sovruman di te
l'affetto.
Amelia
Conte, abbiatemi
pietà.
Riccardo
Così parli? a chi
t'adora
Pietà chiedi, e
tremi ancora?
Questo core
innamorato
L'onor tuo
rispetterà.
Amelia
Ma, Riccardo, io
son d'altrui...
Dell'amico più
fidato...
Riccardo
Taci, Amelia...
Amelia
Io son di lui,
Che darìa la vita a
te.
Riccardo
Ah crudele, e mel
rammemori,
Lo ripeti innanzi a
me!
Non sai tu che se
l'anima mia
Il rimorso dilacera
e rode,
Quel suo grido non
cura, non ode,
Sin che l'empie di
fremiti amor?...
Non sai tu che di te
resterìa,
Se cessasse di
battere il cor!
Quante notti ho
vegliato anelante!
Come a lungo
infelice lottai!
Quante volte dal
cielo implorai
La pietà, che tu
chiedi da me! -
Ma per questo ho
potuto un istante,
Infelice, non viver
di te?
Amelia
Deh soccorri tu,
cielo, all'ambascia
Di chi sta fra
l'infamia e la morte;
Tu pietoso
rischiara le porte
Di salvezza
all'errante mio piè.
E tu va - ch'io non
t'oda - mi lascia:
Son di lui, che il
suo sangue ti diè.
Riccardo
La mia vita...
l'universo,
Per un detto...
Amelia
O ciel pietoso!
Riccardo
Di' che m'ami...
Amelia
Ah va, Riccardo!
Riccardo
Un sol detto...
Amelia
Ebben, sì, t'amo...
Riccardo
M'ami, Amelia!
Amelia
Ma tu, nobile,
Me difendi dal mio
cor!
Riccardo [fuori
di sè]
M'ami, m'ami!... oh
sia distrutto
Il rimorso,
l'amicizia
Nel mio seno:
estinto tutto:
Tutto sia fuorchè
l'amor!
Quale soave brivido
L'acceso petto
irrora!
Ah ch'io t'ascolti
ancora
Rispondermi così!
Astro di queste
tenebre
A cui consacro il
core:
Irradiami d'amore,
E più non sorga il
dì!
Amelia
Ahi sul funereo
letto
Ove sognava
spegnerlo,
Torna gigante in
petto
L'amor che mi ferì!
Chè non m'è dato in
seno
A lui versar
quest'anima?
O nella morte
almeno
Addormentarmi
qui?
2.
Al secondo posto, il celebre duetto d'amore tra Silvio e Nedda in Pagliacci (Leoncavallo): impossibile non lasciarsi travolgere dalla passione di Silvio che reclama col cuore in mano ciò che Nedda gli deve: ammettere che non ama Canio, l'uomo che l'ha tolta dalla strada e che le fa da compagno-padrone, e partire via con lui, abbandonare questa vita di vagabondaggi e realizzare il loro sogno d'amore: non c'è più tempo per indugiare, la compagnia parte l'indomani e Nedda con essa, se non accetterà di fuggire con Silvio.
SILVIO
Nedda!
NEDDA
Silvio!
a quest'ora...
che
imprudenza!
SILVIO
Ah
bah!
Sapea
ch'io non rischiavo nulla.
Canio e
Peppe da lunge a la taverna,
a la
taverna ho scorto!...
Ma prudente
pe la macchia
a me
nota qui ne venni.
NEDDA
E
ancora un poco
in
Tonio t'imbattevi!
SILVIO
ridendo
Oh!
Tonio il gobbo!
NEDDA
Il
gobbo è da temersi!
M'ama...
Ora qui mel disse...
e nel
bestial delirio suo,
baci
chiedendo,
ardia
correr su me!
SILVIO
Per
Dio!
NEDDA
Ma con
la frusta
del
cane immondo
la foga
calmai!
SILVIO
E fra
quest'ansie in eterno vivrai?!
Nedda!
Nedda!
Decidi
il mio destin,
Nedda!
Nedda, rimani!
Tu il
sai, la festa ha fin
e parte
ognun domani.
Nedda!
Nedda!
E
quando tu di qui sarai partita,
che
addiverrà di me...
della
mia vita?!
NEDDA
commossa
Silvio!
SILVIO
Nedda,
Nedda, rispondimi:
s'è ver
che Canio non amasti mai,
S'è ver
che t'è in odio
il
ramingar e'l mestier che tu fai,
se
l'immenso amor tuo
una
fola non è
questa
notte partiam!
fuggi,
fuggi con me!
NEDDA
Non mi
tentar!
Vuoi tu
perder la vita mia?
Taci
Silvio, non più...
È
deliro, è follìa!
Io mi
confido a te,
a te
cui diedi il cor!
Non
abusar di me,
del mio
febbrile amor!
Non mi
tentar! Non mi tentar!
Pietà
di me! Non mi tentar, non mi tentar!
Non mi
tentar!
E
poi... Chissà!... meglio è partir.
Sta il
destin contro noi,
è vano
il nostro dir!
Eppure
dal mio cor
strapparti
non poss'io,
vivrò
sol de l'amor
ch'hai
destato al cor mio!
SILVIO
Ah!
Nedda! fuggiam!
NEDDA
Ah! Non
mi tentar! etc.
SILVIO
Nedda
rimani!...
Che mai
sarà per me
quando
sarai partita?
Riman!
Nedda! Fuggiam!
Deh
vien! etc.
Tonio appare dal fondo a sinistra.
SILVIO
No, più
non m'ami!
TONIO
scorgendoli,
a parte
Ah!
T'ascolta, sgualdrina!
Fugge dal sentiero minacciando.
NEDDA
Che!
SILVIO
Più non
m'ami!
NEDDA
Sì,
t'amo! t'amo!
SILVIO
E parti
domattina?
amorosamente,
cercando ammaliarla
E allor
perché, di', tu m'hai stregato
se vuoi
lasciarmi senza pietà?!
Quel
bacio tuo perché me l'hai dato
fra
spasmi ardenti di voluttà?!
Se tu
scordasti l'ore fugaci,
io non
lo posso, e voglio ancor,
que'
spasmi ardenti, que' caldi baci,
che
tanta febbre m'han messo in cor!
NEDDA
vinta e
smarrita
Nulla
scordai... sconvolta e turbata
m'ha
questo amor che ne'l guardo ti villa!
Viver
voglio a te avvinta, affascinata,
una
vita d'amor calma e tranquilla!
A te mi
dono; su me solo impera.
Ed io
ti prendo e m'abbandono intera!
Tutto
scordiam!
Negli
occhi mi guarda!
Baciami,
baciami!
Tutto
scordiamo!
SILVIO
Tutto
scordiam!
Ti
guardo, ti bacio!
stringendola
fra le braccia
Verrai?
NEDDA
Si...
Baciami!
Si, mi
guarda e mi bacia!
T'amo,
t'amo.
SILVIO
Si, ti
guardo e ti bacio!
T'amo, t'amo.
1.
Al primo posto, per quanto mi riguarda di tutte le epoche, generi e mondi, c'è e ci sarà sempre Bohéme (Puccini). Ho scelto il duetto finale, "Sono andati...", quando Mimì è ormai a un passo dalla morte, e non il primo celeberrimo "O soave fanciulla", pur altrettanto intenso e meraviglioso, perchè mentre l'amore del primo quadro è puro e genuino, esplosione di gioia di vivere ed emblema della gioventù, alla fine dell'opera i due protagonisti hanno un vissuto tanto intenso alle spalle che il loro amore non potrà che essersi arricchito di vita. Mimì e Rodolfo si sono amati, si sono lasciati; Mimì ha umiliato Rodolfo, spassandosela nell'alta società, e Rodolfo non c'era quando Mimì aveva più bisogno di lui. Ora che lei è tornata a morire tra le braccia del suo unico e vero amore ("Mi vuoi qui con te?" è struggente), sembra che non sia passato nemmeno un giorno dal loro primo bacio: la tenerezza di Rodolfo che vuole distogliere Mimì dall'ombra della morte è quanto di più romantico possa mai esistere in un'opera.
Mimì
(Apre
gli occhi, vede che sono tutti partiti e allunga la mano verso Rodolfo, che
gliela bacia amorosamente.)
Sono
andati? Fingevo di dormire
perché
volli con te sola restare.
Ho
tante cose che ti voglio dire,
o una
sola, ma grande come il mare,
come il
mare profonda ed infinita...
(Mette
le braccia al collo di Rodolfo.)
Sei il
mio amore e tutta la mia vita!
Rodolfo
Ah,
Mimì,
mia
bella Mimì!
Mimì
(Lascia
cadere le braccia.)
Son
bella ancora?
Rodolfo
Bella
come un'aurora.
Mimì
Hai
sbagliato il raffronto.
Volevi
dir: bella come un tramonto.
«Mi
chiamano Mimì,
il
perché non so...».
Rodolfo
(intenerito
e carezzevole)
Tornò
al nido la rondine e cinguetta.
(Si
leva di dove l'aveva riposta, sul cuore, la cuffietta di Mimì e gliela porge.)
Mimì
(gaiamente)
La mia
cuffietta...
Ah!
(Tende
a Rodolfo la testa, questi le mette la cuffietta. Mimì fa sedere presso a lei
Rodolfo e rimane colla testa appoggiata sul petto di lui.)
Te lo
rammenti quando sono entrata
la
prima volta, là?
Rodolfo
Se lo
rammento!
Mimì
Il lume
si era spento...
Rodolfo
Eri
tanto turbata!
Poi
smarristi la chiave...
Mimì
E a
cercarla
tastoni
ti sei messo!...
Rodolfo
...e
cerca, cerca...
Mimì
Mio bel
signorino,
posso
ben dirlo adesso:
lei la
trovò assai presto...
Rodolfo
Aiutavo
il destino...
Mimì
(ricordando
l'incontro suo con Rodolfo la sera della vigilia di Natale)
Era
buio; e il mio rossor non si vedeva...
(Sussurra
le parole di Rodolfo).
«Che
gelida manina...
Se la
lasci riscaldar!...»
Era
buio
e la
man tu mi prendevi...
(Mimì è
presa da uno spasimo di soffocazione e lascia ricadere il capo, sfinita.)
Rodolfo
(Spaventato,
la sorregge.)
Oh Dio!
Mimì!