domenica 11 novembre 2012

AMORE ALL'OPERA

E' ora di svegliare questo blog dal letargo: a breve proporrò una novità per gli amanti (e curiosi) del mondo musicale, ma per ora mi accontenterò di un piccolo post per tornare attiva.
Dopo i tre "cattivi" operistici, propongo oggi i tre più bei duetti d'amore (sempre secondo me, e sempre i più belli...per oggi: magari domani cambierò già idea!!). Sarei curiosa di conoscere altri pareri: se ci sono appassionati di opera in ascolto, pubblicate la vostra personale classifica!

3.
Al terzo posto un duetto appassionato, tenebroso e palpitante fatto di musica che graffia e morde, ma allo stesso tempo avvolge e seduce: parliamo della seconda scena del II atto di Un ballo in maschera (G. Verdi), dove Riccardo, governatore di Boston, raggiunge Amelia, da lui profondamente amata ma sposa del suo fedele segretario Renato. La lacerazione interiore di Amelia tra amore dissennato e senso del dovere è palpabile fin dalle prime note del concitato dialogo, mentre l'ardore di Riccardo incalza e fa breccia nel cuore della donna: qui sboccia il germe della tragedia.



Riccardo
Teco io sto.
Amelia
Gran Dio!
Riccardo
Ti calma:
Di che temi?
Amelia
Ah mi lasciate...
Son la vittima che geme...
Il mio nome almen salvate...
O lo strazio ed il rossore
La mia vita abbatterà.
Riccardo
Io lasciarti? no, giammai:
Nol poss'io; chè m'arde in petto
Sovruman di te l'affetto.
Amelia
Conte, abbiatemi pietà.
Riccardo
Così parli? a chi t'adora
Pietà chiedi, e tremi ancora?
Questo core innamorato
L'onor tuo rispetterà.
Amelia
Ma, Riccardo, io son d'altrui...
Dell'amico più fidato...
Riccardo
Taci, Amelia...
Amelia
Io son di lui,
Che darìa la vita a te.
Riccardo
Ah crudele, e mel rammemori,
Lo ripeti innanzi a me!
Non sai tu che se l'anima mia
Il rimorso dilacera e rode,
Quel suo grido non cura, non ode,
Sin che l'empie di fremiti amor?...
Non sai tu che di te resterìa,
Se cessasse di battere il cor!
Quante notti ho vegliato anelante!
Come a lungo infelice lottai!
Quante volte dal cielo implorai
La pietà, che tu chiedi da me! -
Ma per questo ho potuto un istante,
Infelice, non viver di te?
Amelia
Deh soccorri tu, cielo, all'ambascia
Di chi sta fra l'infamia e la morte;
Tu pietoso rischiara le porte
Di salvezza all'errante mio piè.
E tu va - ch'io non t'oda - mi lascia:
Son di lui, che il suo sangue ti diè.
Riccardo
La mia vita... l'universo,
Per un detto...
Amelia
O ciel pietoso!
Riccardo
Di' che m'ami...
Amelia
Ah va, Riccardo!
Riccardo
Un sol detto...
Amelia
Ebben, sì, t'amo...
Riccardo
M'ami, Amelia!
Amelia
Ma tu, nobile,
Me difendi dal mio cor!
Riccardo [fuori di sè]
M'ami, m'ami!... oh sia distrutto
Il rimorso, l'amicizia
Nel mio seno: estinto tutto:
Tutto sia fuorchè l'amor!
Quale soave brivido
L'acceso petto irrora!
Ah ch'io t'ascolti ancora
Rispondermi così!
Astro di queste tenebre
A cui consacro il core:
Irradiami d'amore,
E più non sorga il dì!
Amelia
Ahi sul funereo letto
Ove sognava spegnerlo,
Torna gigante in petto
L'amor che mi ferì!
Chè non m'è dato in seno
A lui versar quest'anima?
O nella morte almeno
Addormentarmi qui?

2.

Al secondo posto, il celebre duetto d'amore tra Silvio e Nedda in Pagliacci (Leoncavallo): impossibile non lasciarsi travolgere dalla passione di Silvio che reclama col cuore in mano ciò che Nedda gli deve: ammettere che non ama Canio, l'uomo che l'ha tolta dalla strada e che le fa da compagno-padrone, e partire via con lui, abbandonare questa vita di vagabondaggi e realizzare il loro sogno d'amore: non c'è più tempo per indugiare, la compagnia parte l'indomani e Nedda con essa, se non accetterà di fuggire con Silvio. 



SILVIO
Nedda!
NEDDA
Silvio! a quest'ora... 
che imprudenza!
SILVIO
Ah bah! 
Sapea ch'io non rischiavo nulla. 
Canio e Peppe da lunge a la taverna, 
a la taverna ho scorto!... 
Ma prudente pe la macchia 
a me nota qui ne venni.
NEDDA
E ancora un poco 
in Tonio t'imbattevi!
SILVIO
ridendo
Oh! Tonio il gobbo!
NEDDA
Il gobbo è da temersi! 
M'ama... Ora qui mel disse... 
e nel bestial delirio suo, 
baci chiedendo, 
ardia correr su me!
SILVIO
Per Dio!
NEDDA
Ma con la frusta 
del cane immondo 
la foga calmai!
SILVIO
E fra quest'ansie in eterno vivrai?! 
Nedda! Nedda! 
Decidi il mio destin, 
Nedda! Nedda, rimani! 
Tu il sai, la festa ha fin 
e parte ognun domani. 
Nedda! Nedda! 
E quando tu di qui sarai partita, 
che addiverrà di me... 
della mia vita?!
NEDDA
commossa
Silvio!
SILVIO
Nedda, Nedda, rispondimi: 
s'è ver che Canio non amasti mai, 
S'è ver che t'è in odio 
il ramingar e'l mestier che tu fai, 
se l'immenso amor tuo 
una fola non è 
questa notte partiam! 
fuggi, fuggi con me!
NEDDA
Non mi tentar! 
Vuoi tu perder la vita mia? 
Taci Silvio, non più... 
È deliro, è follìa! 
Io mi confido a te, 
a te cui diedi il cor! 
Non abusar di me, 
del mio febbrile amor! 
Non mi tentar! Non mi tentar! 
Pietà di me! Non mi tentar, non mi tentar!
Non mi tentar! 
E poi... Chissà!... meglio è partir. 
Sta il destin contro noi, 
è vano il nostro dir! 
Eppure dal mio cor 
strapparti non poss'io, 
vivrò sol de l'amor 
ch'hai destato al cor mio!
SILVIO
Ah! Nedda! fuggiam!
NEDDA
Ah! Non mi tentar! etc.
SILVIO
Nedda rimani!... 
Che mai sarà per me 
quando sarai partita? 
Riman! Nedda! Fuggiam! 
Deh vien! etc.
Tonio appare dal fondo a sinistra.
SILVIO
No, più non m'ami!
TONIO
scorgendoli, a parte
Ah! T'ascolta, sgualdrina!
Fugge dal sentiero minacciando.
NEDDA
Che!
SILVIO
Più non m'ami!
NEDDA
Sì, t'amo! t'amo!
SILVIO
E parti domattina? 
amorosamente, cercando ammaliarla
E allor perché, di', tu m'hai stregato 
se vuoi lasciarmi senza pietà?! 
Quel bacio tuo perché me l'hai dato 
fra spasmi ardenti di voluttà?! 
Se tu scordasti l'ore fugaci, 
io non lo posso, e voglio ancor, 
que' spasmi ardenti, que' caldi baci, 
che tanta febbre m'han messo in cor!
NEDDA
vinta e smarrita
Nulla scordai... sconvolta e turbata 
m'ha questo amor che ne'l guardo ti villa! 
Viver voglio a te avvinta, affascinata, 
una vita d'amor calma e tranquilla! 
A te mi dono; su me solo impera. 
Ed io ti prendo e m'abbandono intera!
Tutto scordiam! 
Negli occhi mi guarda! 
Baciami, baciami! 
Tutto scordiamo!
SILVIO
Tutto scordiam! 
Ti guardo, ti bacio!
stringendola fra le braccia
Verrai?
NEDDA
Si... Baciami! 
Si, mi guarda e mi bacia! 
T'amo, t'amo.
SILVIO
Si, ti guardo e ti bacio! 
T'amo, t'amo.

1.

Al primo posto, per quanto mi riguarda di tutte le epoche, generi e mondi, c'è e ci sarà sempre Bohéme (Puccini). Ho scelto il duetto finale, "Sono andati...", quando Mimì è ormai a un passo dalla morte, e non il primo celeberrimo "O soave fanciulla", pur altrettanto intenso e meraviglioso, perchè mentre l'amore del primo quadro è puro e genuino, esplosione di gioia di vivere ed emblema della gioventù, alla fine dell'opera i due protagonisti hanno un vissuto tanto intenso alle spalle che il loro amore non potrà che essersi arricchito di vita. Mimì e Rodolfo si sono amati, si sono lasciati; Mimì ha umiliato Rodolfo, spassandosela nell'alta società, e Rodolfo non c'era quando Mimì aveva più bisogno di lui. Ora che lei è tornata a morire tra le braccia del suo unico e vero amore ("Mi vuoi qui con te?" è struggente), sembra che non sia passato nemmeno un giorno dal loro primo bacio: la tenerezza di Rodolfo che vuole distogliere Mimì dall'ombra della morte è quanto di più romantico possa mai esistere in un'opera. 




Mimì 
(Apre gli occhi, vede che sono tutti partiti e allunga la mano verso Rodolfo, che gliela bacia amorosamente.) 
Sono andati? Fingevo di dormire 
perché volli con te sola restare. 
Ho tante cose che ti voglio dire, 
o una sola, ma grande come il mare, 
come il mare profonda ed infinita... 
(Mette le braccia al collo di Rodolfo.) 
Sei il mio amore e tutta la mia vita!
Rodolfo 
Ah, Mimì, 
mia bella Mimì!
Mimì 
(Lascia cadere le braccia.) 
Son bella ancora?
Rodolfo 
Bella come un'aurora.
Mimì 
Hai sbagliato il raffronto. 
Volevi dir: bella come un tramonto. 
«Mi chiamano Mimì, 
il perché non so...».
Rodolfo 
(intenerito e carezzevole) 
Tornò al nido la rondine e cinguetta. 
(Si leva di dove l'aveva riposta, sul cuore, la cuffietta di Mimì e gliela porge.)
Mimì 
(gaiamente) 
La mia cuffietta... 
Ah! 
(Tende a Rodolfo la testa, questi le mette la cuffietta. Mimì fa sedere presso a lei Rodolfo e rimane colla testa appoggiata sul petto di lui.) 
Te lo rammenti quando sono entrata 
la prima volta, là?
Rodolfo 
Se lo rammento!
Mimì 
Il lume si era spento...
Rodolfo 
Eri tanto turbata! 
Poi smarristi la chiave...
Mimì 
E a cercarla 
tastoni ti sei messo!...
Rodolfo 
...e cerca, cerca...
Mimì 
Mio bel signorino, 
posso ben dirlo adesso: 
lei la trovò assai presto...
Rodolfo 
Aiutavo il destino...
Mimì 
(ricordando l'incontro suo con Rodolfo la sera della vigilia di Natale) 
Era buio; e il mio rossor non si vedeva... 
(Sussurra le parole di Rodolfo). 
«Che gelida manina... 
Se la lasci riscaldar!...» 
Era buio 
e la man tu mi prendevi... 
(Mimì è presa da uno spasimo di soffocazione e lascia ricadere il capo, sfinita.)
Rodolfo 
(Spaventato, la sorregge.) 
Oh Dio! Mimì! 
  

giovedì 26 luglio 2012

Cattivi all'opera

"Qual è la tua aria d'opera preferita in assoluto?" 
Una domanda semplice in apparenza che mi però mi ha totalmente spiazzata: ce l'ho un'aria preferita? Cioè, una nel senso di una e una sola indiscutibile aria preferita? Me ne vengono in mente decine che potrebbero vincere la palma d'oro della mia top list, ma non una sola. Che cosa curiosa. Però poi il gioco mi ha preso la mano e ho iniziato a pensare a quali potrebbero essere che so, le mie scene d'amore preferite, le mie arie di follia preferite...Ho deciso: dato che questo blog si chiamerà pur Suite Lirica per qualcosa, d'ora in poi ospiterà anche le mie personali top three operistiche (che, conoscendomi, cambieranno come minimo ogni mese, ma questo è il pepe della vita no?)

Cominciamo con...i tre cattivi che più amo appassionatamente!


3.
Al terzo posto si classifica lui, il fascinoso, tenebroso e inquieto CONTE DI LUNA che la bella Leonora snobba per il bel brunetto misterioso che le canta le serenate sotto la finestra. [Trovatore, Terzetto I atto]
Ecco la sua scena di gelosia (roarr!): 

Conte
Di geloso amor sprezzato
Arde in me tremendo il foco!
Il tuo sangue, o sciagurato,
Ad estinguerlo fia poco!
(a Leonora)
Dirgli, o folle, - Io t'amo - ardisti!...
Ei più vivere non può...
Un accento proferisti
Che a morir lo condannò!
Leonora
Un istante almen dia loco
Il tuo sdegno alla ragione...
Io, sol io, di tanto foco
Son, pur troppo, la cagione!
Piombi, ah! piombi il tuo furore
Sulla rea che t'oltraggiò...
Vibra il ferro in questo core,
Che te amar non vuol, né può.
Manrico
Del superbo vana è l'ira;
Ei cadrà da me trafitto.
Il mortal che amor t'ispira,
Dall'amor fu reso invitto.
(al Conte)
La tua sorte è già compita...
L'ora ormai per te suonò!
Il suo core e la tua vita
Il destino a me serbò!
(I due rivali si allontanano con le spade sguainate; Leonora cade, priva di sensi)


2.
Al secondo posto non poteva mancare la Crudelia De Mon dell'opera, vale a dire la magnifica, splendida Regina della Notte! Glaciale e bellissima (nell'opera la bellezza si misura anche in bellezza vocale: cosa c'è di più glaciale e sublime della coloratura che Mozart affibbia alla sua Königin?), cerca di costringere la figlia innocente e un po' storditella a uccidere il suo acerrimo rivale Sarastro.  [Il Flauto magico, Der Hölle Rache]


Der Hölle Rache kocht in meinem Herzen,
Tod und Verzweiflung flammet um mich her!
Fühlt nicht durch dich Sarastro Todesschmerzen,
So bist du meine Tochter nimmermehr.
Verstossen sei auf ewig,
Verlassen sei auf ewig,
Zertrümmert sei’n auf ewig
Alle Bande der Natur
Wenn nicht durch dich Sarastro wird erblassen!
Hört, Rachegötter, hört der Mutter Schwur!
  
La vendetta dell’inferno ribolle nel mio cuore,
morte e disperazione ardono in me!
Se tramite te Sarastro non troverà la morte
Non sarai mai più mia figlia
Disconosciuta per sempre,
Abbandonata per sempre,
Distrutti siano per sempre
Tutti i legami della Natura
Se tu non farai diventare pallido Sarastro!
Ascoltate, dei della Vendetta, ascoltate il giuramento di una madre!

1.
E si aggiudica, come non potrebbe essere altrimenti, gli onori della ribalta in qualità di primo classificato assoluto di tutti i tempi (mi sa che qui il mio voto non cambierà mai) il re dei cattivi, Mister Crudeltà il Barone Scarpia ddde Roma! Non c'è una sua nota che non trasudi perversione e sete di potere, è semplicemente inarrivabile.
Propongo il video di Raimondi all'Arena non tanto perchè lo ritenga il miglior Scarpia disponibile sul web (non si può sentire quando canta ogni vocale come se fosse una O ma pazienza), quanto perchè l'allestimento veronese con tanto di cannoni e pompa magna è una cornice proprio scarpiesca di cui non posso fare a meno.  [Tosca, Te Deum]


Va' Tosca! Nel tuo cuor s'annida Scarpia!...
È Scarpia
che scioglie a volo il falco
della tua gelosia. Quanta promessa
nel tuo pronto sospetto!
A doppia mira
tendo il voler, né il capo del ribelle
è la più preziosa. Ah di quegli occhi
vittoriosi veder la fiamma
illanguidir con spasimo d'amor
fra le mie braccia... 
l'uno al capestro,
l'altra fra le mie braccia...
Tosca, mi fai dimenticare Iddio!